San Lazzaro esce dall’Unione: nessun vantaggio, era evidente anche prima

San Lazzaro esce dall’Unione: nessun vantaggio, era evidente anche prima

SAN LAZZARO DI SAVENA – Unioni dei comuni. Dicevano che sarebbero state la leva del cambiamento per migliorare l’efficienza organizzativa delle municipalità e dei governi locali. Dicevano.
Basate sulla condivisione di servizi al cittadino tra i comuni componenti, dovevano abbattere i costi gestionali da una parte e migliorare per l’appunto i servizi dall’altra. Così non è stato. Almeno ad est di Bologna, tra il fiume Savena e l’Idice. San Lazzaro esce dall’unione dei comuni a 6, a poco più di 7 mesi dall’entrata e non senza ferite. Già nei primi mesi dopo le amministrative (elezioni 2014, ndr.) Forza Italia aveva criticato la scelta di aderire all’Unione, riconoscendo, prima del tempo, che non si sarebbero abbattuti i costi e che sarebbe stato impossibile rispondere meglio alle richieste e alle esigenze dei cittadini. E così è stato.

Il punto qui però è diverso: l’entrata nell’Unione era stata operata senza un minimo studio di fattibilità, così, quasi fosse per gioco. E dopo sette lunghi mesi di analisi e studi, i tecnici del comune di San Lazzaro, incaricati di lavorare sulla fattibilità dell’Unione, hanno chiaramente evidenziato che non solo non ci sarebbero stati risparmi, economie di scala e razionalizzazione dei costi, ma che al contrario il Comune di San Lazzaro, qualora avesse condiviso effettivamente i suoi servizi già attivi sul territorio, avrebbe speso complessivamente 233mila euro, per disgregare aree amministrative, uffici e servizi, delegando l’unione al coordinamento degli stessi, facendo fronte anche a preoccupanti diseconomie.

A questo s’aggiunge che dai risultati di questa analisi, risulta una totale incoerenza dell’Unione legata sia a motivi dimensionali dei comuni che alle caratteristiche territoriali. Cosa che era abbastanza evidente anche senza un analisi approfondita … Il recesso dall’Unione dei Comuni passa in consiglio comunale il 21 luglio 2015 non senza un odg ad hoc del Partito Democratico, che a margine della votazione, non nega una futura possibilità di rientrare in una fantomatica nuova Unione. In sede di discussione Forza Italia ha ovviamente criticato l’assenza di una linea strategica in merito a tutte le scelte compiute, ricordando, tra gli altri fatti, le decisioni sulla “Colata di Idice” (sostenuta con forza per 10 anni dalla sinistra Sanlazzarese, per poi vedere il dietrofront del neo-Sindaco Conti), la gestione della viabilità con installazione di semafori oggi spenti, la gestione dell’arredo urbano, totalmente cieca e senza una linea (si veda la fontana di Piazza Bracci, oggi non funzionante).

Per non parlare delle dissonanti dichiarazioni dei numerosi esponenti di sinistra, dai segretari di partito ai componenti del consiglio regionale, dai sindaci agli assessori, che invece di definire una linea comune si sono battagliati a suon di articoli sulla stampa locale, con l’unico risultato di rendere la questione più complicata di quello che è. Bene, facciamola semplice: San Lazzaro esce dall’Unione, non senza costi amministrativi indiretti, spreco di tempo e di danaro. Noi (Forza Italia, ndr.) l’avevamo detto, già dal principio ci eravamo opposti, rinunciando, tra le altre cose, a poltrone nel consiglio della neo-nata istituzione. Se questo è il modo di amministrare siamo molto lontani dall’efficienza. Si definisca una linea, che può essere benissimo anche quella della fusione (non senza una preventiva analisi di convenienza), ma la si definisca in modo concreto e veritiero. Perché a fare e disfare, accettare poi uscire dall’Unione, non si fa altro che spendere soldi pubblici, rimanendo, alla fine dei giochi, con un pugno di mosche in mano.

Francesco Rossi, consigliere comunale

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