Coop ceramica, ancora 350 esuberi. La richiesta della CGIL: riduzione collettiva dell’orario di lavoro

Coop ceramica, ancora 350 esuberi. La richiesta della CGIL: riduzione collettiva dell’orario di lavoro

IMOLA – Di Coop ceramica da qualche tempo sembra si sia smesso di parlare. Probabilmente perché le sorti di questa cooperativa sono passate in qualche modo in secondo piano dopo le note vicissitudini di Cesi e 3Elle. Eppure, anche per la storica cooperativa fondata sul patto di fratellanza del 1874, non è tutto rose e fiori.

Dal 2008 a oggi, la Coop ceramica è passata da 2200 dipendenti agli attuali 1363 mentre il fatturato è passato da circa 400 milioni di euro (periodo pre-crisi) a circa i 250 odierni.

Certo, se guardiamo ai fallimenti del mondo della cooperazione in campo edilizio, viene quasi da dire che la Coop ceramica “non sia poi messa così male”. Il tema, però, è che il processo di ristrutturazione non si è ancora concluso e ci sono ancora parecchi esuberi da smaltire.

Esuberi che si aggirerebbero ancora intorno alle 350 unità, come conferma Katia Regelli, segretaria Filctem-Cgil. “Di fatto è ancora un residuo dei 700 esuberi annunciati nel 2013 – spiega -. L’azienda ha stimato che il piano di ristrutturazione sarà completato quando i lavoratori si attesteranno intorno alle 1000 unità”. Ma come sono “spalmati” questi esuberi? “Circa un terzo – prosegue Regelli – sono relativi al settore smalterie e cernita, parliamo in particolare di personale femminile. Un terzo riguarda i servizi diretti e indiretti e un altro terzo gli impiegati. Per ora resta aperta la mobilità volontaria fino al 28 febbraio per un centinaio di persone, con un incentivo all’esodo di 25mila euro. Ne hanno usufruito per ora una trentina di lavoratori”.

Pesa da un lato il fatto che la maggior parte degli esuberi riguardino persone che hanno davanti ancora una decina di anni di lavoro prima della pensione; dall’altro lato, la situazione si complica per via della riforma del Jobs Act, che ha ridimensionato la durata della solidarietà che potrà essere sfruttata al massimo per un altro anno. Poi potrebbe aprirsi un altro anno di cassa e la “speranza” è che per allora la ristrutturazione sia completata con il minor impatto possibile.

“La soluzione che come sindacato abbiamo proposto – sottolinea Regelli – è la riduzione collettiva dell’orario di lavoro e il passaggio al part time per accompagnare gli eventuali esuberi rimasti alla pensione”.

Del resto, la dirigenza di Coop Ceramica ha fatto chiaramente capire in questi anni che gli investimenti effettuati (in particolare a Borgo Tossignano) non avrebbero contribuito a creare posti di lavoro, ma “soltanto” a salvare l’azienda che, oggi, resta leader sul mercato cinese (al 2014 deteneva il 65% della quota di mercato delle esportazioni italiane di piastrelle in Cina, coprendo più di 100 città cinesi con 150 punti vendita). Il mercato europeo però continua a soffrire (-13% sul mercato italiano, – 17% su quello francese) così come quello americano (-22%). Soffre pure il mercato russo dove si registra un -50% a causa dell’embargo.

Nelle prossime settimane la dirigenza dovrà far fronte anche alla situazione creatasi a seguito delle dimissioni (volontarie) del direttore finanziario e di un buon numero di commerciali. La strada è ancora lunga e in salita.

 

 

 

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