IMOLA – “Dove il gioco d’azzardo non c’è si vive meglio”. Questo si legge sulla locandina attaccata alla porta del Mamma Mia Café del quartiere Pedagna a Imola e che identifica un locale “slot free”, in cui macchinette e videopoker mangiasoldi non sono graditi. Un biglietto da visita, con tanto di logo della Regione Emilia-Romagna, che i titolari sono ben lieti di mostrare per condividere con tutti i loro clienti quella che è stata una precisa e consapevole scelta.
“Da quattordici anni il Mamma Mia Cafè vuole offrire al pubblico un’esperienza comunitaria, basata sulla condivisione di prodotti di qualità e sull’interazione conviviale, che raggiunge l’apice durante le ricorrenti serate di degustazione – spiegano i titolari Andrea e Matteo (in foto) -. In virtù di questa idea, videopoker e slot-machine non hanno mai potuto trovare spazio nel nostro locale, giacché giochi alienanti, basati sull’effimera speranza e sulla soddisfazione individuale che dura un istante, il tempo di premere un pulsante o tirare una leva, senza alcuna abilità o rapporto interpersonale. Installare questi congegni significherebbe magari aumentare nell’immediato gli incassi del bar, impoverendo però a livello valoriale (oltre che finanziario) il tessuto sociale del quartiere e della città, vale a dire l’humus del quale ci nutriamo come attività commerciale”.
Negli ultimi anni, purtroppo, il gioco d’azzardo è diventato una vera e propria piaga sociale e sempre più persone si rivolgono alle strutture preposte, per tentare di uscire da questo tunnel. Nel contempo, però, sta crescendo anche la sensibilità di gestori e titolari di pubblici esercizi che, quando decidono di bandire definitivamente le macchinette dal loro locale, si fanno essi stessi promotori di un messaggio civico, carico di valori e di positività e richiedono con orgoglio, alla Regione Emilia Romagna, la locandina “slot free”. Proprio la Regione Emilia-Romagna, con l’ultimo bilancio, ha stanziato 150mila euro di incentivi per i locali liberi dalle slot. Forse un piccolo gesto, ma che rappresenta comunque un segnale importante verso un problema sul quale troppo a lungo si è rimasti indifferenti.
In Italia, il business del gioco è enorme: nel 2012 sono stati giocati più di 80 miliardi di Euro, per un incasso netto da parte dello Stato di 8 miliardi. Ma i costi sociali legati a questo business non sono da meno: oltre 800.000 persone a rischio dipendenza (GAP, Gioco d’azzardo Patologico), famiglie distrutte, numerosi casi di suicidi per i troppi debiti, senza contare le infiltrazioni mafiose che riciclano denaro attraverso le sale Slot e i casi di usura sempre più in aumento. Un bar, un locale che sceglie di rinunciare a tutto questo va senz’altro premiato.
In che modo? Tutti noi potremmo, per esempio, cominciare a consumare nei locali “slot free”. Il movimento Slotmob, nato nel 2013, mira infatti a incentivare la consumazione in quei pubblici esercizi che hanno detto NO alle slot machines. E così, proprio secondo la logica del flash mob, ci si reca in gran numero in questi locali per incontrarsi, per socializzare, per consumare una colazione o un aperitivo. In fondo, se da oggi le persone scegliessero di acquistare solo nei bar senza slot, il problema sarebbe già risolto: nessun barista sarebbe disposto ad offrire sul mercato un prodotto che nessuno domanda. E’ la logica del mercato, ma utilizzata per scopi etici. Una mobilitazione che non vuole e non può attendere i tempi della politica.