Il gettone della discordia

Il gettone della discordia

Si è molto discusso, in questi giorni, a Imola, del famigerato “gettone di presenza”. Ossia i 33 euro lordi che un consigliere percepisce ogni volta che partecipa a un consiglio comunale o a una commissione.

Sia chiaro, questo non è un articolo di condanna verso un giusto riconoscimento al lavoro di un consigliere. I gettoni di presenza servono, così come sono leciti e legittimi i rimborsi che il Comune eroga ai datori di lavoro quando un consigliere si assenta per fare attività politica. Qui non sono in discussione i costi della democrazia perché, in questi casi, più che di costi si tratta di investimenti. Tutti devono avere la possibilità di fare politica e il gettone serve proprio a questo.

Ma il dibattito degli ultimi giorni verte su altro. E’ giusto riconoscere il gettone di presenza solo a fronte di una effettiva “presenza” alla seduta di consiglio o di commissione? Nel 2013, in modo pressoché unanime, il consiglio comunale varò una modifica al regolamento: si aveva diritto al gettone solo se si era presenti almeno per il 75% della durata della seduta. Una norma che aveva, a mio avviso, un grandissimo valore perché sanciva in pieno la responsabilità politica di un consigliere che, nel momento in cui fa attività politica, ha il dovere di prendere parte alle sedute. Non a caso, tantissimi regolamenti, in tutta Italia, prevedono perfino l’istituto della decadenza dalla carica, in caso di assenza per tre volte consecutive.

Ebbene, dopo tre anni, la maggioranza a traino Pd ha fatto un netto passo indietro. Ha eliminato dal regolamento l’obbligo di presenziare almeno per il 75% della seduta. Con la conseguenza, certo tacita, che il gettone potrà essere erogato anche se si partecipa per soli 10 minuti. E quel segnale di responsabilità dato nel 2013 è andato letteralmente a farsi benedire.

Forse si poteva trattare sul 75%, scendere al 60% o al 50%. Ma abolire del tutto l’obbligo, tra l’altro votando una mozione del Nuovo centrodestra, che a Imola sta all’opposizione, è stata davvero una scelta felice? Permetteteci di avere qualche dubbio, in un momento in cui la politica è chiamata a essere trasparente e responsabile per riabilitarsi agli occhi di un popolo che si sente dimenticato. Non è questione di cifre, di costi, di sprechi. E’ questione di gesti, di buone pratiche, di esempio.

A Imola servirebbe l’introduzione delle sedute di question time, come accade già in altri comuni, per consentire ai consiglieri di avere risposte veloci su temi di pressante attualità che riguardano la città. Non è pensabile spendere ogni volta più di due ore per delle “comunicazioni in aula”. Le sedute di question time, ovviamente “una tantum” e solo quando ci sono effettivamente dei documenti da discutere, servirebbero a snellire enormemente i lavori del consiglio, che durerebbero un po’ meno e potrebbero essere convocati anche in orari post lavorativi. Ma occorre sedersi a un tavolo e confrontarsi, senza genericamente additare come “populisti” o demagoghi coloro che chiedono l’erogazione del gettone di presenza solo a fronte di una reale partecipazione alla seduta.

Ripeto, è questione di segnali. Che la politica ha smesso di dare da troppo tempo.

Brigida Miranda

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