Sara Brunori: voterò NO al referendum. “Io non sono cambiata, altri sì”

Sara Brunori: voterò NO al referendum. “Io non sono cambiata, altri sì”

Sara Brunori, ex sindaco di Castel San Pietro Terme, oggi dirigente di una importante società, con un lavoro che la porta spesso negli Stati Uniti, non ha dubbi: voterà NO al prossimo referendum del 4 dicembre. Prendendo le distanze anche da tanti colleghi di partito che questa riforma l’hanno “sposata” senza se e senza ma.

Per quale motivo ha scelto di votare no in netta controtendenza con la maggioranza Pd?

E’ la maggioranza che ha scelto di votare in controtendenza al PD e quindi a se stessa! Il Documento del PD dichiara “l’impegno a ristabilire la supremazia della Costituzione e a difenderne la stabilità, a mettere fine alla stagione delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza” …

Quando votai contro la riforma di Berlusconi, non votai contro la persona ma contro ad una proposta di riforma costituzionale che, a mio avviso, consegnava il potere in mano a pochi e non garantiva l’equilibrio democratico. Sul merito non ho cambiato idea da allora. Altri invece lo hanno fatto e questo mi fa pensare che allora abbiano votato più contro la persona che non contro il contenuto della proposta. Lo trovo sbagliato!

Stavolta, esattamente come la volta scorsa, io voto contro una brutta e pasticciata proposta. Nella logica referendaria non conta per chi o con chi voti ma per cosa voti. Il cambiamento non è un valore in sé a prescindere, non è che è sempre meglio cambiare piuttosto che restare fermi ma occorre una proposta di cambiamento che sia risolutiva dei reali, oramai fin troppo datati, problemi economici e sociali del Paese … non qualcosa tanto per fare o un’altra bandierina da sventolare … Chi fa veramente, sbandiera poco!

 

Da ex sindaco di Castel San Pietro come giudica la decisione dei sindaci del Circondario (tutti tranne Luca Albertazzi, sindaco di Dozza) di firmare un appello a votare si al referendum?

 

Bisognerebbe chiederlo a loro. Forse hanno trovato nel contenuto della riforma nuovi vantaggi e opportunità per gli Enti Locali che rappresentano. Sinceramente io non ho trovato nulla di tutto ciò ma al contrario leggo un depauperamento delle autonomie regionali e locali. Il nostro è un Paese “strano”, prima tutti federalisti a promuovere a gran voce la riforma del titolo V della Costituzione, oggi dietrofront, diamo alla Stato più poteri. Quindi non giudico la decisione dei Sindaci ma personalmente vedo poca coerenza.

 

La Costituzione è davvero così “superata” come qualcuno dice?

 

Sicuramente la Costituzione può e deve essere aggiornata magari guardando all’esperienza delle grandi democrazie europee, ma con una riforma condivisa. La Costituzione deve unire non dividere!!! Sul superamento del bicameralismo paritario in pochi hanno dubbi, ma il tema è come raggiungerlo riaffermando equilibri e garanzie istituzionali che in questa proposta non ci sono. Io voto NO perché non voglio una democrazia delegata come quella che delinea la riforma dove i Senatori saranno eletti solo per appartenenza politica, sulla base di un mandato non dei cittadini ma dato loro dalla politica e che probabilmente noi nemmeno conosceremo. Cioè la politica eleggerà se stessa. Infatti è vero che saranno tutti (quasi) rappresentanti degli Enti locali eletti sui territori ma la loro elezione sarà avvenuta in base ad un programma locale regionale o comunale che poco, anzi per nulla c’entra con le materie previste per il nuovo Senato.

Inoltre, oggi, il Presidente della Repubblica è il Garante della Nazione, con la riforma diventerà un Presidente di maggioranza perché eletto all’interno di un Parlamento di nominati (se resta l’Italicum) che voteranno ovviamente per un Presidente “amico” e, cosa ancor più forte, è che potrebbe essere eletto dalla maggioranza dei parlamentari votanti, ripeto votanti! Questo Presidente così “democraticamente” eletto potrà nominare 5 Senatori, pari al 5% del nuovo Senato. Il rischio che vedo come inevitabile è che il potere verrà concentrato nelle mani di una sola persona o ad un’oligarchia di persone.

Insomma, 47 articoli della Costituzione non si possono approvare a colpi di maggioranza senza condivisione. Certo che la condivisione è una ricerca di democrazia dove occorrono uomini politici veri con volontà vere e non secondi fini. Ricordo a tutti che questo Parlamento, quando lo ha voluto, le leggi le ha approvate e anche in tempi rapidi e con questa vigente Costituzione. Quindi penso vada aggiornata ma che non sia superata, servono solo più politici capaci e in grado di applicarla.

 

Come si sveglierà l’Italia secondo lei il 5 dicembre? Cosa auspica per il futuro?

 

Io personalmente con un anno in più visto che sarà il mio compleanno… Spero non si svegli nel caos istituzionale. Auspico una classe politica più trasparente che racconti ai cittadini la verità sulle cose. Di populismo e demagogia ne avrei già sentito abbastanza in questi anni e questa campagna referendaria è arrivata a livelli impressionanti: ad esempio che si daranno cure migliori ai malati di cancro mi sembra una tristissima speculazione elettorale oppure che ci raccontino la riduzione dei costi della politica per interesse elettorale, quando invece basterebbe ridurre il numero dei parlamentari senza togliere il mandato di rappresentanza dei cittadini.

Gli Stati Uniti d’America hanno un parlamento di 435 membri contro i nostri 630. Mi pare che spazio per ridurre costi ce ne sia parecchio oltre ad altri ampi margini di risparmio, sburocratizzazione e rapidità nei procedimenti. Avrei voluto una riforma che sburocratizzasse nel senso pratico del termine permettendo ad operatori che vogliono investire e creare occupazione di poterlo fare ottenendo permessi e licenze in uno spazio temporale non superiore ai 60 giorni. Sto seguendo per lavoro un investimento nello Stato del South Carolina, dove tempi e modi sono per noi nemmeno immaginabili e dove il governatore, una donna, Nikki Haley, ha personalmente invitato gli investitori nella propria casa per un party di ringraziamento e di sostegno. Da noi si fatica a raggiungere un tecnico comunale, figuriamoci un governatore. Auspico che la prima vera grande riforma possa avvenire nei metodi, nelle sensibilità della classe politica e nel suo prevalente sostegno degli interessi collettivi.

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