Liberi e Uguali lancia il programma per l’agricoltura con Lucio Cavazzoni

Liberi e Uguali lancia il programma per l’agricoltura con Lucio Cavazzoni

Secondo incontro pubblico di Liberi e Uguali martedì sera all’Hotel Olimpia. Ospite d’eccezione Lucio Cavazzoni, 61 anni, candidato nel partito di Grasso in Umbria e Veneto e presidente, fino a pochi giorni fa, di Alce Nero, azienda leader nel settore del biologico (incarico da cui si è dimesso dopo aver annunciato la sua candidatura).

Un incontro voluto da Paola Lanzon (candidata alla Camera) e dal coordinatore circondariale di LeU Antonio Borghi per illustrare il programma sul tema dell’agricoltura scritto proprio da Cavazzoni.

Un programma che guarda avanti e che vede, nel settore biologico, una alternativa concreta non solo in termini ambientali ma anche di redditività per gli imprenditori. “Agricoltura e ambiente sono la stessa cosa – ha esordito Cavazzoni -. E una riforma agroambientale deve diventare priorità di governo. Sono fermamente convinto che l’agricoltore debba essere il custode dell’ambiente e che si debba tornare a produrre un cibo sano, di relazione”. Nel programma di LeU compare infatti la valorizzazione dei cosiddetti “distretti biologici”.

“Da questo punto di vista il vostro territorio ha enormi potenzialità – dice -. L’Istituto Scarabelli è un’eccellenza, un presidio fondamentale. E l’Appennino potrebbe sviluppare politiche per produrre il cibo per la salute”. “Oggi l’agricoltura biologica va considerata come l’agricoltura del futuro. L’agricoltura è la modalità dell’uomo di relazionarsi alla natura e ricostruire un equilibrio. Fertilizzanti, pesticidi, erbicidi stanno avvelenando la terra e il grande tema, oggi, è come cambiare la forma dell’agricoltura, come ridurre i residui della chimica, come ricreare l’equilibrio, come non avvelenare. Il biologico può e deve diventare una proposta alternativa per i territori restituendo la loro vocazione a produrre cibo buono e sano”, aggiunge.

Alce Nero, l’azienda che ha presieduto, le cui quote sono detenute da agricoltori e trasformatori di alimenti biologici, è stata in Italia una delle prime a praticare il biologico nel 1978 quando questo tipo di agricoltura era assolutamente innovativo. “Sono in particolare le nuove generazioni che si avvicinano al biologico che non è più un fine ma una modalità di fare agricoltura, un’idea di come si vuole rappresentare la società e il mondo in cui si vive, dando grande attenzione alla biodiversità, difendendola, secondo una vocazione naturale della terra”.

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