Covid a Imola, l’associazione “Noi Imola” vuole chiarimenti sui contagi nelle case di riposo

Covid a Imola, l’associazione “Noi Imola” vuole chiarimenti sui contagi nelle case di riposo

Riceviamo e pubblichiamo la lettera dell’associazione Noi Imola.

I numeri parlano da soli. I dati ufficiali dell’ASL ci dicono che nel mese di novembre appena concluso, nel nostro territorio i decessi legati al Covid sono stati 34. Se vogliamo fare un confronto con la prima ondata, nei tre mesi centrali dell’epidemia da marzo a maggio abbiamo avuto 39 decessi, dei quali nessuno nelle RSA.

Nella scorsa primavera, in molti, a partire dai responsabili politici e aziendali, hanno sottolineato come a Imola si fosse gestita l’emergenza in modo ottimale. L’attivazione delle USCA e la immediata chiusura delle RSA bloccò l’epidemia e nessun anziano in struttura fu contagiato. Se si prende come assodato che a quel tempo fosse stato solo merito nostro, osservando i dati attuali si deve altresì prendere atto che il nostro comportamento, in questa seconda ondata, non è stato per nulla virtuoso. Nel solo mese di novembre abbiamo avuto un numero di decessi molto vicino a quello dell’intera prima fase dell’epidemia.

La seconda ondata sta colpendo duramente e non ha risparmiato gli anziani nelle RSA. Dei 34 deceduti un terzo (11) erano ospiti delle strutture protette e 10 appartenevano a quelle pubbliche (F. Baroncini e Tossignano). I parenti si domandano come possa essere successo che un loro caro si sia infettato con il virus, in un ambiente che doveva essere sicuro.

Loro non li potevano, e non li possono ancora, vedere per le restrizioni agli incontri, decisi allo scopo di ridurre i contatti con eventuali positivi, quindi risulta chiaro che il virus è entrato con il personale di assistenza e servizio. Oltre alla responsabilità individuale dell’operatore asintomatico, che potrebbe non aver seguito i protocolli di sicurezza previsti (DPI, distanziamento, lavaggio mani, sanificazione ambienti), è venuta a mancare una azione di prevenzione e controllo da parte dei responsabili dell’Area socio sanitaria aziendale.

Gli esperti più autorevoli già a giugno avevano avvertito della certezza di una seconda ondata Covid. Le ferie hanno addormentato le menti di tutti e ci si è illusi, anche sostenuti dalle opinioni di esperti di medio-basso profilo, i quali dichiaravano ai media che ormai era quasi tutto finito. Dopo l’inizio delle scuole con gli assembramenti sui trasporti, davanti ai locali pubblici, con i comportamenti individuali meno attenti, il virus ha ripreso a circolare ed è riuscito a penetrare pesantemente fin dentro il nostro ospedale. Il focolaio sviluppatosi al sesto piano, dove decine di degenti, operatori sanitari (medici, infermieri, personale di assistenza…) sono stati contagiati, non può passare inosservato.

Le falle della organizzazione nel controllo e tracciamento del personale sono evidenti. Chiediamo al sindaco, da poco insediato, di ascoltare maggiormente gli operatori in prima linea, per avere una visione più realistica della situazione generale, che forse sfugge a chi è chiuso nelle stanze e impegnato in tante riunioni istituzionali. La cosa che urta la sensibilità del cittadino, oggi come sempre, è il nascondere la verità per salvare a tutti i costi l’immagine di una efficienza che non esiste. Partiamo dalla realtà e cerchiamo la collaborazione di tutti coloro che si trovano ad affrontare in prima linea questa epidemia.

 

Associazione Noi Imola      Il Presidente Simone Righini

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