Perché le critiche a Benedetta Rossi non possono reggere…

Perché le critiche a Benedetta Rossi non possono reggere…

di Brigida Miranda

Ho seguito con interesse il dibattito sorto intorno alle ricette di Benedetta Rossi, la ormai notissima food blogger che entra da anni nelle case degli italiani preparando manicaretti. Il tutto è nato da un articolo pubblicato sulla rivista on line “Dissapore” dal titolo “Le peggiori 10 ricette di Fatto in casa da Benedetta”.

L’articolo, secondo il mio personale punto di vista, è abbastanza strumentale. L’intento senza dubbio è quello di lanciare una sonora critica alla food blogger stilando una classifica di 10 ricette, alcune anche di diversi anni fa, che appaiono poco brillanti. C’è però già un problema di fondo: le 10 ricette sono scelte, come afferma la redattrice dell’articolo, “tra i suoi numerosissimi contenuti”. E, poiché l’obiettivo è l’attacco alla food blogger, si scelgono volutamente, le peggiori. Ovviamente non le migliori che, tra migliaia e migliaia di contenuti, pure ci saranno.

Che poi, anche sul termine “peggiore”, tutto è relativo perché tra i suoi 4,5 milioni di followers qualcuno che prepara il gelato furbo c’è certamente e – pensate un po’ – c’è pure chi apprezza i fagottini patatine e wurstel! L’invettiva sul fagottino – definito “bomba malsana di unto e grassi” –  mi ha particolarmente colpita: anche io non sono amante di questa ricetta, probabilmente non la utilizzerò mai, ma vogliamo forse far credere che alle feste di compleanno non ci siamo mai ritrovati nel buffet il rusticino con il wurstel? O che questo rusticino non venga venduto nella stragrande maggioranza dei bar e servito negli aperitivi? Vogliamo dunque attaccare senza pietà tutti coloro che vendono e servono questi prodotti? La giornalista in questione poi prosegue dicendo: “Ma nessuno le scrive mai niente sotto ricette del genere”?

La risposta a questa domanda è semplice. Benedetta non è certo una chef stellata e questo lo sanno tutti: la sua caratteristica è quella di preparare ricette veloci con quello che comunemente si trova al supermercato e che la gente, ebbene sì, compra. E tutti sanno che un fagottino patatine e wurstel non è propriamente un alimento sano, puoi proporlo una volta come sgarro, o nell’ambito di una festa, ma non è che Benedetta Rossi sta dicendo di nutrire sistematicamente i bambini con questi prodotti, tutti i giorni. Che poi, basta scrivere su google “fagottino patatine e wurstel” per rendersi conto di quanti food blogger propongano questa ricetta tra i loro contenuti.

Nel “pan di spagna” preparato in casa, poi, il lievito lo mettono quasi tutti, perché la maggior parte delle persone trova comodo accelerare la lievitazione di una base per torta con le bustine di lievito che – ebbene sì – si comprano al supermercato. Potrà anche non essere un vero pan di spagna, ma nel gergo comune moltissimi lo chiamano così.

L’errore di fondo di questo articolo, oltre al fatto di aver scelto volutamente le ricette considerate “peggiori”, è quello di porre Benedetta Rossi sullo stesso piano di grandi chef, cosa che lei non è per sua stessa ammissione. Perché è a uno chef che puoi dire che il lievito non si mette nel pan di spagna, non a una food blogger che insegna alle persone come preparare una base di una torta in pochi minuti con il forno elettrico di casa e fare una figura decente con gli ospiti. Quindi, davvero, questo articolo che senso ha?

La risposta, in effetti, me la sono data. Bisogna leggere tra le righe perché non viene detto esplicitamente, ma chi ha scritto l’articolo sembra non riuscire a spiegarsi il motivo di tanto seguito, quei 4,5 milioni di followers che apprezzano Benedetta Rossi da anni.

E, proprio per questo, Benedetta Rossi vince a mani basse quando parla di snobismo, perché il solo fatto di non provare nemmeno a spiegarsi il motivo del suo successo, colloca automaticamente chi scrive certi articoli ad anni luce di distanza dalla realtà che vivono quotidianamente le persone. Le persone usano la pasta sfoglia già pronta, ma tante non hanno l’inventiva per farcirla e allora cercano in Benedetta un’idea, qualcosa di diverso, per trasformare quella pasta sfoglia che costa poco più di un euro, una cena da mettere a tavola. E’ la realtà dei fatti ed è su questo che si basano i contenuti di Benedetta Rossi. Vedere in Benedetta Rossi una sorta di imprenditrice – magari spregiudicata – che sceglie appositamente di apparire come “casalinga sempliciotta e imbranata per arrivare nelle case degli italiani”, significa non avere conoscenza di come sia nata lei come food blogger. Ricordo benissimo che le prime ricette erano veicolate solo attraverso Facebook ed avevano come sottofondo un po’ di musichetta. Siccome i followers aumentavano, è arrivata la proposta di un programma televisivo e così via, fino ai giorni nostri.

Un piccolo pensiero personale: io sono una di quelle che non mangia wurstel, che non ama dolci troppo “pannosi” e che ha abolito l’uso di pasta sfoglia. Eppure, tra le ricette di Benedetta, ne ho trovate tante per i miei gusti. Perché i contenuti sono talmente vari da essere adatti a tutte le esigenze. Solo grazie alle ricette di Benedetta Rossi, per esempio, sono riuscita a fare la pizza e il pane in casa. Perché nessuna ricetta trovata fino a quel momento era sufficientemente semplice e veloce da farmi venire la voglia di provare.

Quindi, per concludere, che cosa dovrebbe comunicare a noi, persone comuni che facciamo la spesa al supermercato, che compriamo la vanillina per aromatizzare una crema e il lievito per la base di una torta, un articolo del genere con una simile invettiva? Se non comunica “snobismo”, come dice Benedetta, quantomeno comunica poca empatia e una terribile distanza dalla realtà.

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