Addio a caminetti e stufe a legna. Il nuovo piano aria della Regione li ritiene troppo inquinanti

Addio a caminetti e stufe a legna. Il nuovo piano aria della Regione li ritiene troppo inquinanti

VALLATA DEL SANTERNO – Addio a caminetti e stufe a legna “della nonna”. Dal primo ottobre 2018 scattano i nuovi obblighi del piano aria integrato regionale della Regione Emilia-Romagna per la riduzione delle emissioni di polveri sottili e smog e che prevedono il divieto di utilizzo di focolari e stufe a legna o a pellet, a meno che queste ultime non abbiano una certificazione a 2 stelle per le emissioni. A partire dal 2019 la certificazione dovrà essere almeno di 3 stelle. Con l’intento di ottenere un adeguamento di tutte le abitazioni in tempi rapidi, attraverso l’installazione di impianti altamente efficienti.

L’obbligo vale per tutti i Comuni, o anche porzioni di Comuni, che si trovino al di sotto del 300 metri di altitudine e sarà valido fino al 31 marzo di ogni anno. Si “salva”, insomma, solo la zona montana e qualche area collinare sopra i 300 metri. Di fatto, Imola, Vallata e Circondario ricadranno praticamente interamente nell’obbligo, salvo qualche zona particolarmente “alta” come, ad esempio, Sassoleone o altre aree tra Fontanelice e Castel del Rio.

Dovranno essere proprio i Comuni a indicare, con meticolosità, le aree “sotto quota” nelle quali scatterà l’obbligo. Inutile dire che il provvedimento sta suscitando già numerose polemiche.

Sul tema sono critici il deputato di Forza Italia, Galeazzo Bignami e la consigliera metropolitana di Uniti per l’Alternativa Marta Evangelisti. “Misure che costringeranno le famiglie ad adeguarsi anche a fronte di una spesa di diverse migliaia di euro senza che sia data loro nemmeno la possibilità di avere una finestra temporale per l’adeguamento. La Regione allora dica chiaramente come intenda aiutare le famiglie ad adeguarsi e con quali incentivi. Capiamo la necessità di intervenire per ridurre le emissioni, ma incidere così pesantemente sul bilancio delle famiglie, in zone anche rurali dove caminetti e stufe sono parte integrante delle abitazioni, appare una limitazione eccessiva”. “L’informativa tra l’altro ci sembra piuttosto tardiva – proseguono – e il tempo per un confronto preventivo sarà inevitabilmente limitatissimo, visto che l’obbligo scatta a partire dal primo ottobre 2018 e durerà fino al 31 marzo di ogni anno. I cittadini sono stati informati su come adeguarsi, su quanto costerà, su quali sono i canali per gli incentivi, a cosa si va incontro se non ci si adegua? Per non parlare dell’ulteriore incombenza a carico dei Comuni che dovranno individuare le zone ‘sotto quota’, con la conseguenza che, all’interno dello stesso Comune si creeranno delle disparità di trattamento tra cittadini. Nei prossimi giorni elaboreremo delle proposte di correttivi e solleciteremo Regione e Città metropolitana affinché intervengano ognuna per le proprie competenze al fine di risolvere queste evidenti criticità. Certamente per quest’anno auspichiamo quantomeno una proroga in attesa che l’obbligo sia completamente ripensato”.

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9 comments on “Addio a caminetti e stufe a legna. Il nuovo piano aria della Regione li ritiene troppo inquinanti”

  1. Graziana rRinaldi

    Che pensino in po agli arei altro che la stufa a legna vergognatevi

  2. Teresa

    Tutte queste proposte sono sempre a favore dello stato…inquina di piu il legno oppure il metano che brucia ..il fumo del legno non ha fatto mai del male a nessuno..questo e tutto per mangiare di più lo stato…

  3. Riccardo

    Se fermassero gli aerei sarebbe meglio perché tutti non sanno (lo sanno tutti ma fanno finta di niente) che un aereo in fase di atterraggio e partenza inquina come una macchina in 50 anni o come un camino a legna in 100 anni quindi è GIUSTO FERMARE CHI INQUINA MENO che stato di m………………..

  4. Usiconsumatori

    Si certo è scientificamente privato che l’inquinamento della pianura padana è dovuta alle centomila stufe a legna che sprigionano polveri tanto sottili da entrare in circolo direttamente nel sangue ….ma per favore smettela in regione con queste persecuzioni e pensare invece voi a inquinare di meno magari spostando il riscaldamento dai 28 gradi e vestendosi non in maglietta primaverile ma con un maglione e 17 gradi

  5. Carla

    E cosa ne dite dell’inquinamento che producono tutti gli aerei che ci volano sulla testa? Già questi xrò fanno guadagnare una pacca di soldi a chi ne ha già tanti quindi nn se ne deve parlare.
    Poi se la gente consuma la propria legna
    le compagnie di energia guadagna meno quindi….. via le stufe e camini a legna

  6. Franco Capanna

    Ma questa gente con questi provvedimenti scemi non hanno oroprio un cazzo di niente da fare oltre incidere così pesantemente su famiglie e comunità già in condizioni di soffernza o comcomunque in un normale vivere quotidiano in tempi di sempre.

  7. Sandy

    Spero che la Città Metropolitana di Torino segue lo stesso esempio

  8. Usiconsumatori

    L inquinamento lo fanno gli uffici con 28 gradi d inverno e gli impiegati in maglietta . Non le stufe a legna secca. Provvedimenti ridicoli

  9. paola berardocco

    Ma cosa dovrebbero ripensare??!!! Qui stiamo parlando di salute delle persone…non possiamo assolutamente pensare ai disagi causati dall’obbligo di dover abolire definitivamente questi apparecchi x il riscaldamento!!! Inquinamento indoor e outdoor che arrecano malati serie ed invalidanti: ASMA, INSUFFICIENZA RESPIRATORIA, TUMORI…io direi che è ora di finirla!!!I Incentiviamo gli impianti a risparmio energetico con solare e con pompe di calore e mettiamo il divieto assoluto x questi impianti in tutta l’Italia.

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