Imola, 70 anni fa le prime elezioni libere dopo la dittatura fascista

Imola, 70 anni fa le prime elezioni libere dopo la dittatura fascista
Il 27 marzo 1946 si tennero le prime elezioni Amministrative libere. Il 3 aprile si insedio’ il primo Consiglio comunale eletto a Imola dopo la caduta del regime fascista. Quest’anno ricorrono i 70 anni da quella importante data e penso sia giusto ricordare quel periodo storico, soprattutto perché, nonostante le differenze, stiamo attraversando un momento per molti versi analogo.
Imola, come il resto del Paese, usciva stremata dalla guerra.
C’era tutto da ricostruire, e non solo da un punto di vista materiale. Certamente le priorità erano di carattere economico e sociale, ma oltre a queste era evidente che si dovesse procedere di pari passo con una profonda ricostruzione morale e politica.
Il CLN guidato da Ezio Serantoni aveva svolto un ruolo fondamentale nella prima fase di transizione, ma si avvicinava a grandi passi la cosiddetta “democrazia dei partiti” nella quale sarebbero stati i grandi partiti di massa come il Pci e la Dc a dare le carte.
Come ha giustamente fatto notare lo storico Angelo Ventrone ne il suo “La democrazia in Italia”, il primo e più difficile compito per i partiti fu proprio quello di “avvicinare le persone alla politica” dopo l’esperienza della dittatura perché mancava “educazione democratica”. Ventrone ricorda che fu proprio “la ricostruzione del Paese a offrire ai partiti l’occasione principale per farsi conoscere ed apprezzare dalla popolazione”. Saranno i partiti, con diverse forme, a dare vita nei primi anni del dopoguerra a nuovi modi di stare insieme, di educazione culturale di larghi strati popolari, di crescita politica.
Imola era stata fronte di guerra per mesi. Ci si trovava in una situazione drammatica: ponti fatti saltare, mancanza di collegamenti ed infrastrutture, mancanza di cibo, luce, gas, acqua, servizi igienici, mercato nero dilagante, forti scontri politici ed ideologici.
Si trattava di ripartire da zero, ma chi si assunse le responsabilità di governo si dedicò anima e corpo alla rinascita della nostra città. Primo Sindaco del dopoguerra fu nominato Giulio Miceti il quale ne era stato l’ultimo dell’epoca prefascista. Il primo Consiglio comunale nominato dal CLN si adoperò per cominciare la riorganizzazione dei servizi e far fronte alle emergenze più immediate.
Si arrivò poi alle elezioni Amministrative del marzo 1946. Esse furono la prima occasione per le donne per esprimere il proprio voto politico. Le donne parteciparono attivamente e alcune furono elette. Questa partecipazione non deve stupire a fronte dell’evidente apporto delle donne al Movimento di Liberazione.
Alle elezioni a Imola partecipò l’88,30% della popolazione: al Pci andarono il 49,25% dei voti, ai Socialisti il 27,48%, alla Dc il 20,44%.
L’insediamento del primo Consiglio comunale liberamente scelto dagli imolesi dopo oltre venti anni di dittatura lo ha riassunto in poche parole l’allora giovanissimo eletto Elio Gollini: “in quel luminoso marzo (…) partecipai all’insediamento del Consiglio comunale con grande emozione”.
Era un tempo di grandi dolori ma di più grandi ideali perché c’era la convinzione che la nuova Italia sarebbe stata migliore di quella fascista. Forse oggi viviamo un tempo in cui tutti abbiamo maggiore benessere materiale, ma nutriamo meno speranze per il futuro e questo alimenta la paura. E la paura può portare su strade scivolose ed incerte, come dimostrano i consensi a partiti xenofobi o antidemocratici.
In quei giorni sicuramente la paura aveva fatto spazio alla speranza.
Tra gli eletti di tutti i partiti troviamo nomi che tutti noi imolesi conosciamo: Anselmo Marabini,  Amedeo Tabanelli, Veraldo Vespignani, Carlo Nicoli, Silvio Alvisi, Giulio Miceti, Giacomo Dal Monte Casoni, Aureliano Bassani. Erano inoltre presenti cinque donne elette.
Nomi illustri che noi attuali Consiglieri comunali dovremmo forse ricordare con umiltà. Troppo spesso il confronto con il passato può risultare, forse, un poco impietoso. Ma si tratta certamente di un’epoca storica irripetibile. Anche se, come dicevo, esistono a mio avviso alcuni punti di contatto.
Se nel 1946 si usciva da una guerra terribile ed era necessario ricostruire l’Italia, oggi viviamo in un tempo i cui la ricostruzione morale e politica del Paese restano prioritarie.
Proviamo a trarre insegnamento dai dibattiti di quella Aula che faceva respirare un’aria nuova, ma nella quale, nonostante le profonde differenze ideologiche, si poteva trovare il rispetto reciproco.
Il primo intervento in quella seduta del 3 aprile fu di Anselmo Marabini il quale con parole ferme e commosse iniziò il suo intervento in questo modo: “ritornano in questa aula, dopo 25 anni di forzata assenza, le libere rappresentanze della città di Imola che il Fascismo aveva violentemente allontanate. Le forze della democrazia imolese, sulle quali aleggia lo spirito dei nostri più insigni concittadini, primo fra tutti Andrea Costa, rientrano ufficialmente, con l’atto che ora si compie, nell’arena politica a bandiere spiegate, sorretto dalla libera volontà di tutto il popolo (…)”.
Il più anziano tra gli allora Consiglieri auspico’ che in Aula fosse degnamente rappresentata la volontà popolare. Egli concluse il suo intervento affermando infatti che fosse necessario mantenere vive ” quelle gloriose tradizioni di libertà (…l e dare al Comune una funzione di sana democrazia (…)”.
Il primo ad intervenire dopo Marabini fu Amedeo Tabanelli il quale invitò l’allora opposizione rappresentata in prevalenza dalla Dc a operare quel “controllo” necessario dell’opera del governo che era mancato durante il Fascismo.
Per la Democrazia Cristiana intervenne il Consigliere Giacomo Dal Monte Casoni il quale plaudi le parole del Presidente del Consiglio Marabini affermando che esse trovavano “piena rispondenza nell’animo dei componenti la minoranza”.
Da quei verbali della seduta si comprende come la politica, non ancora imbarbarita ai livelli a cui purtroppo siamo oggi abituati, fosse considerata un nobile strumento per ricostruire un Paese. Forse dovremmo tutti imparare qualcosa da chi ci ha preceduti nel ricoprire i ruoli di amministratori pubblici, sia di maggioranza che di minoranza. Oggi una scorciatoia per trovare facile ed immediato consenso è quella di attaccare l’avversario politico nella sua persona, nella sua vita privata o lavorativa. Questo accade perché quando manca una visione politica si cercano, purtroppo, scorciatoie. Invece dovrebbero trovare spazio la riflessione, lo studio dei problemi, l’approfondimento e il rispetto delle idee altrui.
Il primo Sindaco eletto dal Consiglio comunale fu il comunista Amedeo Tabanelli il quale, nel suo discorso pronunciato nella successiva seduta dell’8 aprile, indicò subito le priorità della nuova Amministrazione: ricostruzione materiale, risoluzione del problema della casa, lotta alla disoccupazione.
Nelle parole che pronunciarono  i nostri Amministratori dell’epoca si trovano, a mio giudizio, sia passione politica che amore per la propria città. Uno spirito di servizio che la popolazione accolse e comprese anche negli anni seguenti continuando a dare fiducia ai partiti della sinistra i quali contribuirono a fare di Imola una città moderna, solidale e forte.
Marcello Tarozzi, Capogruppo Pd Imola

Leggi anche

No posts were found for display

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *