Profughi, accoglienza solo se c’è un progetto. E intanto l’Anci rivede le quote al rialzo

Profughi, accoglienza solo se c’è un progetto. E intanto l’Anci rivede le quote al rialzo

IMOLA – “Uscire da una gestione emergenziale del fenomeno e approdare a un sistema di accoglienza strutturato puntando sui progetti SPRAR”. Non ha usato mezzi termini, questa mattina, il vicesindaco di Imola, Roberto Visani, che ha preso parte alla Conferenza metropolitana dei Sindaci convocata dal sindaco della Città metropolitana, Virginio Merola, per concordare l’accoglienza dei profughi all’interno del sistema Sprar.

All’ordine del giorno dell’incontro tra i primi cittadini, o i loro rappresentanti, dei 55 Comuni del territorio c’era il tema dell’attuazione del Piano nazionale di accoglienza a seguito dell’Accordo Anci-Ministero degli Interni.

“L’obiettivo – ha detto Visani – è quello di garantire un’accoglienza diffusa e su piccoli gruppi evitando situazioni di concentrazione eccessiva di migranti che generano preoccupazione fra i residenti. Il territorio imolese, che già lo scorso anno ha attivato un proprio sistema SPRAR, svilupperà in autonomia la propria adesione al progetto metropolitano di ampliamento della rete di accoglienza che dovrà assestarsi su un numero di 3 profughi ogni 1000 abitanti. Per fare questo è necessario che ogni Comune svolga con senso di responsabilità la propria parte nella consapevolezza che il fenomeno migratorio va affrontato garantendo che la doverosa accoglienza sia sempre congiunta alla legalità e alla sicurezza”.

Insomma, l’obiettivo è quello di evitare situazioni problematiche come quella dei giorni scorsi a Castel San Pietro Terme dove la Prefettura ha inviato, all’improvviso, 60 migranti ospitati all’Albergo delle Terme. Già nella serata di ieri, tuttavia, i 60 uomini sono ripartiti (il Prefetto aveva chiarito subito che si sarebbe trattato di una sistemazione provvisoria) per essere “redistribuiti” in gruppi più piccoli: 12 sono andati a Reggio Emilia, 8 a Monzuno, 7 sono ritornati all’Hub Mattei, 8 a Bologna, 9 a Forlì e 16 a Modena.

I primi cittadini, in altre parole, intendono puntare pressochè esclusivamente sul sistema SPRAR, promosso dal Ministero dell’Interno, il quale prevede progetti specifici per i migranti accolti al suo interno: corsi di italiano, di formazione e accompagnamento verso un progetto di inclusione sociale. Certamente un modo più “produttivo” dal punto di vista sociale di accogliere queste persone. D’altro canto, tuttavia, non si può non notare che l’Anci ha rivisto al “rialzo” i numeri dell’accoglienza passando da 2,5 migranti ogni 1000 abitanti (dell’accordo iniziale) a 3 migranti ogni 1000 abitanti. In queste sedi di discussione, dall’Anci alla Città metropolitana, sembra inoltre che non venga mai affrontato il tema del mancato riconoscimento dello status di rifugiato o della protezione umanitaria o sussidiaria per chi sbarca sulle nostre coste. E’ dato certo, ormai, che solo il 5% di chi arriva in Italia sui “barconi” ottiene lo status di rifugiato mentre almeno il 50% (con picchi fino al 57%) non ottiene la benché minima forma di protezione internazionale. Quali siano le sorti di questa enorme fetta di “popolazione migrante” non è dato saperlo.

 

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