“Il cuore antico di Moscheta lasciato al degrado”, l’appello dello storico d’arte Tomaso Montanari

“Il cuore antico di Moscheta lasciato al degrado”, l’appello dello storico d’arte Tomaso Montanari

“Senti il respiro di Dio , a Moscheta”:  inizia così  un articolo/appello dello storico dell’arte Tomaso Montanari rivolto alla curia fiorentina perché intervenga sulla parte di sua proprietà dell’antica abbazia fondata nel 1034 da San Giovanni Gualberto.
“La situazione è surreale – scrive Montanari- perché le parti del complesso che appartengono alla Regione Toscana sono state magnificamente restaurate con i soldi del Tav (con un esemplare museo del paesaggio appenninico), ma oltre il muro da cui inizia la proprietà del vescovo di Firenze, tutto precipita in un gorgo di abbandono e rovina : la grande e bella sala della canonica, e la chiesa stessa, versano in un incredibile stato di degrado. D’accordo, l’interno della chiesa è moderno e non ci sono opere d’arte : ma ormai il pericolo di un crollo imminente minaccia le stesse mura medievali, tra poco la Badia di Moscheta non avrà più segni sacri”. “Nonostante la sua enorme ricchezza immobiliare – scrive  Montanari-  posso capire che la Curia di Firenze non intenda investire su edifici che non servono al culto, ma qua si tratta di salvare un  patrimonio storico eccezionale, un luogo che testimonia la capacità altissima dei nostri padri di vivere, progettare e costruire non contro la natura, ma in armonia perfetta con essa”. Montanari invita quindi la Curia a intervenire magari destinando i locali ristrutturati anche all’accoglienza di profughi e migranti.

Sia nella vecchia programmazione comunitaria  sia in quella che sta per iniziare sono previsti fondi destinati al recupero di beni culturali di particolare importanza storica con contributi anche del 100%. Potrebbe essere un occasione da non sottovalutare nell’ambito di un accordo tra proprietà e Unione dei Comuni che gestisce i beni di proprietà regionale.

“C’è da giurare – conclude Montanari _ che San Giovanni Gualberto e il suo Pietro Igneo sarebbero felici se vedessero il cuore antico di Moscheta  tornare a  battere. Perché lasciar morire le cose belle è come vendere le cose sacre : un peccato davvero difficile da perdonare”.

fonte: Radio Mugello

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