Lo sfogo di Paola Lanzon: “Raccagna avrebbe dovuto presentare le dimissioni”

Lo sfogo di Paola Lanzon: “Raccagna avrebbe dovuto presentare le dimissioni”

Riceviamo e pubblichiamo da Paola Lanzon, ex presidente del Consiglio comunale di Imola

Sono uscita da tempo dal Pd, ma sentirne parlare in questo modo, quasi ridicolizzato in città, mi procura ancora una certa sofferenza, se non altro per il lungo tempo che vi ho militato.

Mi provoca un gran fastidio soprattutto perché questa situazione poteva essere evitata: in tante e tanti abbiamo negli anni cercato di fare opposizione all’interno del partito, abbiamo cercato di dire la nostra: siamo stati a nostra volta ridicolizzati ed emarginati… anzi ci hanno gentilmente aperto la porta…ed ora eccoci qui.

A due mesi dal voto amministrativo per la città di Imola non c’è ancora il candidato per le prossime amministrative, né del Pd, né dell’ipotetica coalizione.

Articolo 1 MDP, di cui ho scelto di fare parte, ha con correttezza accettato di partecipare ad una serie di incontri organizzati dal PD, perché in politica, prima di dire no ad una qualsiasi proposta, si ascolta sempre e comunque.

Solo con Casa Pound e simili non accetterei neppure di bere un caffè.

Rimane però il fatto che la tanto nominata discontinuità che il Pd promette dal 5 marzo anche a Imola, dopo il crudo e severo responso delle urne, non si è sostanziata ancora in alcun atto politico.

E allora risulta obbligatoria una riflessione, poiché anche la politica ha le sue regole: regole che traggono origine anche dal solo buonsenso, regole che questa volta ha seguito lo stesso Renzi, dimettendosi.

Perché il segretario del PD imolese, Marco Raccagna, ha ritenuto non dovere fare questo ovvio e doveroso atto politico, che i gruppi dirigenti avrebbero poi valutato se accettare o respingere, anche i considerazione della imminente scadenza amministrativa?

Questa mancata assunzione di responsabilità ha fatto perdere un mese intero, nel quale un nuovo gruppo dirigente avrebbe potuto riallacciare relazioni, rilanciare una rinnovata visione politica  che tenesse conto, con umiltà, del giudizio degli elettori, riportare energia in un partito ormai logorato e soprattutto in un elettorato che ha ben ragione di essere sfiduciato, sempre più spesso anche arrabbiato.

A proposito del livello locale alcuni chiarimenti si rendono necessari: leggo articoli e post sui social in cui MDP avrebbe già degli accordi sottobanco con il Pd; che MDP sarebbe subordinato e costola del PD: chi scrive ciò è in cattiva fede, male informato o semplicemente tira l’acqua al suo mulino, comunque mente.

Personalmente sono interessata anzitutto al futuro della città di Imola e francamente l’idea che questa possa essere governata dal Movimento 5 stelle o dalla destra non mi convince per nulla e per diversi motivi, che in altra sede vorro’ approfondire.

L’elettorato di Liberi e Uguali, di cui MDP è una fondamentale componente, è stato definito – da una importante società di analisi politica – un elettorato riflessivo: è una definizione nella quale mi ritrovo e quindi mi piacerebbe riflettere con voi.

Bene venga il voto di protesta se serve ad invertire la rotta e costringere al  cambiamento, rendendo palpabile le difficoltà della società e soprattutto la rabbia che ne deriva.

Il voto di protesta è cresciuto anche perché quelli come noi dall’interno dei partiti hanno fallito; non siamo riusciti ad incidere, vivendo peraltro una scomoda posizione: attaccati dal proprio partito perché dissenzienti; attaccati dalle opposizioni perché dentro al partito.

Bene, ora che il messaggio, grazie ad un voto con forti connotati di protesta,  dovrebbe essere riuscito a passare anche nella testa di chi fino ad ora aveva fatto orecchie da mercante, io voglio impegnarmi a lavorare per non buttare il bimbo e l’acqua sporca.

Gli imolesi sono fondamentalmente orgogliosi della propria città, che ha una eredità eccezionale di buona amministrazione che arriva dal passato, sia lontano sia più o meno prossimo.

Dire che ad Imola vada tutto male non si può; ma dire che va tutto o quasi tutto bene, neppure.

I problemi che sono oggettivamente e urgentemente da affrontare rimbalzano dalle conferenze stampa di tutti gli schieramenti, senza divergere sostanzialmente gli uni dagli altri: sono i nodi che questa città deve sciogliere: discarica, autodromo, sicurezza, welfare, sanità; lavoro, sistema delle partecipate, immigrazione, ecc.

Tranne la discarica e l’autodromo, che sono importanti specificità locali, tutti gli altri sono temi  più o meno comuni a tutta l’Italia.

Temi cruciali, che hanno bisogno, a mio parere, per trovare soluzioni strutturali, non da propaganda elettorale, di una partecipazione diffusa e trasversale.  I fenomeni vanno studiati, con gli slogan non si va da nessuna parte.

La sanità senza personale non funziona; il welfare va ripensato; il sistema delle partecipate resettato e ricostruito in modo trasparente; il teleriscaldamento costa troppo; il sistema bancario è chiuso e il credito inutilizzabile da chi ne ha bisogno; l’immigrazione è un fenomeno che va affrontato senza pregiudizi o muri ideologici, ma va affrontato.

……… e tanto altro.

Se fossi io a governare il Comune, chiederei anche ad esponenti delle minoranze di ricoprire alcuni ruoli strategici, per uscire dalla logica della campagna elettorale perenne, che dura cinque anni ogni volta, che produce sterili scontri ideologici per tutta la durata della legislatura, che abbassa il livello della dialettica politica e che non produce risultati a vantaggio della comunità.

La logica di un lavoro “comunitario” che inizi fin dal giorno dopo le elezioni  sarebbe una discontinuità politica vera.

Rilevo l’urgenza di una nuova fase costituente, in cui la nostra comunità metta a disposizione le competenze e le energie migliori presenti in città, per rifondare l’Imola che vogliamo e prepararla ad affrontare i prossimi vent’anni anni di grandi cambiamenti, locali, nazionali e mondiali: una fase costituente partecipata, trasparente.

 Come Imola seppe rappresentare a suo tempo una grande capacità innovativa e divenire la culla del socialismo italiano, la città di Andrea Costa, della cooperazione, perché ora non può ritornare ad essere il laboratorio di un nuovo e partecipato modo di fare politica?

Serve una fase costituente con una vision ampia e di respiro internazionale: il mondo corre e noi tendiamo invece a guardarci le punte dei piedi.

Abbiamo bisogno di ricostruire una capacità politica alta e diffusa tra il maggior numero di persone possibili; non abbiamo bisogno di circoli ristretti di intelligenti da una parte né  dall’ altra della superficialità delle notizie false o parziali raccolte dalla rete.

Abbiamo inoltre bisogno come il pane di poterci fidare della correttezza delle nostre Istituzioni, della loro onestà, in tutte le articolazioni.

La vicenda della discarica ne è un plastico esempio.

Troppo facile dire” se vinco io la chiudo”.

La prima domanda a cui dare una risposta è: sulla discarica chi ha detto a verità e chi ha mentito? È tutto a posto, come hanno affermato ufficialmente le Istituzioni preposte alla tutela della nostra salute (Arpa, Ausl ed altri) in occasione del Consiglio comunale straordinario da me organizzato sul tema, o esiste un problema di rischio ambientale, un pericolo per la salute dei cittadini?

Abbiamo il diritto e il dovere di conoscere e raccontare la verità.

La credibilità delle Istituzioni è fondamentale per la tenuta stessa della democrazia e di qui si deve ripartire, con nuova energia, competenza ed onestà intellettuale.

Senza fare sconti a nessuno.

Paola Lanzon

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