Nei giorni scorsi a Imola, in pieno centro storico, si sono verificati una serie di atti vandalici. Cassonetti dei rifiuti e campane del vetro sono stati dati a fuoco da ignoti. Riceviamo e pubblichiamo le considerazioni di Alberto Martini, psicologo, e componente del comitato “Imola futuro”.
A seguito dei recenti episodi di vandalismo e maleducazione avvenuti nella nostra città, che sembrano opera di adolescenti fuori controllo, si è tornato a parlare di “baby gang” e “giovani balordi”.
Se guardassimo il problema in maniera distaccata, senza farci travolgere dalle emozioni e da sentimenti di rabbia e paura, potremmo forse vedere dietro questi deprecabile e violenti gesti non solo delle persone ma anche degli adolescenti. Per alcuni di noi, la memoria di ciò che è stata la nostra adolescenza porta con sé ricordi piacevoli: un senso di libertà, i primi amori, il fare tardi, la discoteca delle Acque Minerali. La memoria però spesso trae in inganno, e ci fa dimenticare tutti gli aspetti problematici di questo periodo della nostra vita.
Ci si dimentica della rabbia nei confronti di genitori e professori, ci si dimentica l’importanza del sentirsi parte di qualcosa perché ci si sentiva deboli, vergognosi ed impotenti, fisicamente brutti, con un grande vuoto dentro da colmare e senza nessuno che ti riuscisse ad ascoltare: ancora troppo piccoli per un mondo troppo grande.
Poiché la memoria è ingannevole, il desiderio di reprimere questi comportamenti ci porta ad arrabbiarci con famiglie, scuole e amministrazioni, reclamando soluzioni che spesso generano una serie di scaricabarile tra istituzioni e che si concludono con l’aggiunta di altre telecamere di sorveglianza. Se invece guardiamo questi “giovani balordi” con gli occhi degli adolescenti che eravamo, forse potremo finalmente capirli. Attenzione però: non per giustificarli, ma per definire il problema e trovare le giuste soluzioni.
Noi di ImolaFuturo crediamo che sia importante conoscere questi ragazzi, e per conoscerli bisogna incontrarli. Alcuni di loro si radunano nei parchi dei quartieri della città, altri si ritrovano presso i centri commerciali oppure in piscine, bar, centri sociali. Il territorio è grande e la scelta di un parco rispetto a un altro è mutevole: è necessario quindi istituire una rete territoriale di educatori che incontrino questi ragazzi nei loro luoghi di aggregazione.
Il passo successivo è inserire questi adolescenti nel nostro tessuto sociale e renderli partecipi dei valori di cittadinanza attiva che da sempre contraddistinguono Imola. La presenza di una educatore può offrire la possibilità ai ragazzi e alle ragazze in difficoltà di incontrare un adulto con cui incominciare un dialogo, con cui confrontarsi e scontrarsi per trovare i propri limiti e imparare a dosare la propria irruenza. In questo modo si inizia in un cammino non fatto più in solitudine, ma insieme da un adulto che è lì proprio per te.
Visti i fatti accaduti alla piscina comunale, riteniamo necessario che le buone pratiche educative coinvolgano tutti gli educatori del territorio, sia quelli formali ma anche quelli informali come baristi, bagnini, bibliotecari e allenatori. Tutte queste persone devono essere partecipi di una nuova modalità educativa di comunità: più la rete tra gli adulti è forte e condivide gli stessi principi, più i nostri ragazzi e ragazze troveranno persone pronti ad ascoltarli e a renderli partecipi della vita e della storia della nostra città.
Per questo il Comitato ImolaFuturo proporrà per il mese di ottobre 2017 un tavolo aperto alla cittadinanza proprio su questo tema: vogliamo incontrare gli educatori informali e coinvolgerli in una nuova visione dell’educazione territoriale, dove ognuno di noi ricopre un ruolo importante per rendere la nostra città a misura di adolescente, curando il fuoco e spegnendo le fiamme.
Alberto Bibo Martini
Psicologo clinico di comunità, libero professionista e coordinatore presso la Cooperativa Sociale SolcoSalute