Centri antiviolenza, a Imola accolta una donna ogni tre giorni

Centri antiviolenza, a Imola accolta una donna ogni tre giorni

La denuncia del consigliere della Lega Nord: “Il dato è allarmante ma è inferiore alla realtà del fenomeno perché il sistema informativo regionale è impreciso e non in grado di registrare tutti i casi di violenza”

“Nell’ultimo triennio 2014-2016 ben 299 donne sono state accolte nel Centro antiviolenza di Imola (97 nel 2016, 129 nel 2015 e 73 nel 2014). Un dato allarmante. Ma ancor più preoccupante è che tale dato, come dichiara l’assessore regionale con delega alle Pari opportunità, Emma Petitti, “non fotografa il fenomeno in modo esaustivo” perché il sistema informativo regionale sulle violenze di genere è ancora impreciso e incapace di registrare in tutta la sua gravissima realtà questo fenomeno”.

La denuncia arriva dal consigliere regionale della Lega Nord, Daniele Marchetti, che insiste: “E’ inutile ribadirlo per l’ennesima volta: se si vuole combattere e sconfiggere una realtà gravissima quale è quella della “violenza di genere” è necessario conoscere approfonditamente il fenomeno. E per farlo occorre un monitoraggio preciso e puntuale, cosa al momento non possibile. A questo proposito, va ricordato che l’Ausl di Imola non è nemmeno dotata dell’applicativo per segnalare gli ingressi al Pronto Soccorso di casi di violenza su donne e minori” sbotta il consigliere del Carroccio.

“Al di là dei problemi relativi al monitoraggio da parte della Regione delle segnalazioni di violenza, problema che si trascina da un triennio, un’altra criticità dell’Accordo regionale del 2015, che puntava a rafforzare il sistema che sostiene le donne vittime di maltrattamenti o che, a causa di violenza, debbono abbandonare la propria residenza da sole o con figli minorenni, è dato dalla scarsa integrazione fra i Centri antiviolenza e gli assistenti sociali del territorio. Stando alle numerose denunce e lamentele raccolte fra le donne vittime di violenza, infatti, pare che fra i Centri antiviolenza e gli assistenti sociali dislocati sul territorio si assista troppo spesso a uno scaricabarile di funzioni e responsabilità che, di fatto, si traducono in conflitti che mettono in secondo piano il bene e la tutela della donna maltrattata. Un sistema di cose che, necessariamente, funge da deterrente rispetto a quelle donne che intendono denunciare le violenze subite, che non vedendo la possibilità di poter essere avviate a un percorso di “ritorno alla vita” evitano di denunciare i molestatori, onde evitare di crearsi un problema ulteriore” spiega Marchetti.

“Da tempo denuncio l’inadeguatezza del sistema utilizzato dalle Istituzioni regionali per monitorare questo fenomeno. Proprio per questo ritengo opportuno mettere in campo al più presto tutte le azioni necessarie per risolvere questo problema. Non ci si può fermare alle parole. Ribadisco: per combattere un fenomeno come questo, bisogna prima di tutto conoscerlo” chiosa il consigliere del Carroccio.

 

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