Marco Panieri e le sfide che attendono Imola nel post-pandemia

Marco Panieri e le sfide che attendono Imola nel post-pandemia

Abbiamo scambiato qualche riflessione con Marco Panieri, candidato sindaco per la coalizione di centrosinistra, su quanto accaduto in questo ultimi due anni a Imola e sulla sua scelta di mettersi in gioco per la guida della Città.

Dopo la sconfitta del centrosinistra contro il M5stelle nel giugno 2018, ha raccolto i cocci di un Partito democratico che sembrava in forte declino, assumendo il non semplice incarico di segretario della Federazione imolese. Adesso, la candidatura a sindaco della sua Città: come immagina questa sfida e questa campagna elettorale-lampo?

“Partiamo dal principio. La mia candidatura non era un obbligo e non segue un’imposizione dall’alto. È stata solo la conseguenza di un percorso del centrosinistra segnato dalla volontà di cambiare metodi e puntare su idee nuove. Condiviso il progetto di città che abbiamo in mente, con tutti gli attori coinvolti abbiamo pensato a quali persone avrebbero potuto portarlo avanti. E la scelta, concordata e condivisa a larga maggioranza, è ricaduta su di me. Dico larga maggioranza e non unanimità perché, nonostante l’avversario vero resti per il noi il centrodestra del leghista Marchetti, Carmen Cappello, stavolta, ha preferito correre da sola. Ma è stata una scelta sua, non nostra. Detto questo, la campagna elettorale, è vero, sarà sia breve che anomala per la situazione che stiamo vivendo ma rimane il valore dell’incontro, del dialogo con le persone che sono il tratto caratteristico della mia campagna per presentare il nostro progetto di città. Una città che ha risentito profondamente dell’isolamento istituzionale e dell’immobilismo degli ultimi due anni ma che ha tutte le potenzialità per riprendere a correre ad un’altra velocità senza lasciare indietro nessuno. Per riuscirci già al primo turno, sia io che la mia coalizione di centro sinistra, siamo in campo con tutta la nostra energia”.

 

Ha ribadito più volte di voler replicare il “modello Bonaccini”: quanto conta il civismo nella sua coalizione? 

“Quello che ha segnato il trionfo di Stefano Bonaccini alle regionali è stata la capacità di costruire intorno al PD, tante storie, appartenenze, persone non per fare accordi di partito ma per costruire una squadra plurale, dove le persone, i movimenti si sono messi in gioco perché si sono ritrovati in un progetto che univa per costruire qualcosa di diverso. Questo è il lavoro che abbiamo portato avanti anche in città e che si è tradotto in una coalizione composta da 5 liste Pd, Imola Corre, Imola Coraggiosa, Imola Riformista, Imola Futuro\Europa Verde. Imola Corre possiamo definirla la “lista del Sindaco”, ovvero una fotografia della città, cittadini attivi che si sono messi a disposizione del progetto e della città attraverso le loro competenze e relazioni. Un civismo nuovo quello che ritrovate nella nostra coalizione, che non vuole combattere la crisi della politica contro i partiti ma rinnovando i partiti e dialogando con la cittadinanza attiva. Io credo che Stefano Bonaccini abbia dato dimostrazione che è possibile farlo ed è possibile vincere con un centrosinistra unito e con una vera coalizione”.

 

Quali sono i temi su cui punterà maggiormente? Di cosa ha bisogno Imola in particolare in questa difficile fase post-pandemia?

“I temi sono tanti, forse troppi per il paragrafo di un’intervista. Se parliamo di parole chiave e di reali priorità, però, accanto alla salute e al rafforzamento della autonomia della sanità imolese, ne citerei almeno quattro. Il lavoro, tra innovazione tecnologia e sostegno a chi sconta gli effetti della pandemia. L’ambiente, che significa industria green, mobilità sostenibile e rigenerazione urbana. Il turismo, rilanciando la promozione delle eccellenze e gli investimenti sulla cultura. Su questo punto ci aspettano due grandi eventi GP F1 e Mondiale di Ciclismo, ottime occasioni e volano economico per il rilancio del marketing territoriale. I giovani e la scuola, che devono trovare a Imola un luogo a loro misura. Moltiplicando gli sforzi sulla formazione e sull’avviamento al lavoro, chiudendo il cerchio aperto poche righe fa”.

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