Castel del Rio, i genitori scrivono alla preside: “Nessuna responsabilità della prof”

Castel del Rio, i genitori scrivono alla preside: “Nessuna responsabilità della prof”

Alla Dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo di Borgo Tossignano

Nella confusione che si è creata in questi giorni nella scuola media di Castel del Rio riguardo alla
frase “Come possiamo cacciare Salvini?”, scritta da un’alunna sul proprio quaderno di italiano in
seguito ad una esercitazione e riportata su vari quotidiani con pesanti accuse all’insegnante di
Lettere, ci sono molte domande a cui noi genitori degli studenti di terza media non riusciamo a dare
una risposta.
Ci chiediamo ad esempio perchè così tante testate nazionali e locali abbiano dato un tale risalto ad
una non-notizia come questa. Tante volte abbiamo chiesto ai nostri figli come siano andate
realmente le cose, e le risposte hanno sempre finito per ricalcare la versione che ha dato la
professoressa stessa: svolgendo un esercizio del libro di antologia che richiedeva che gli studenti
ponessero delle domande ad un immaginario computer in grado di risolvere i problemi del mondo,
sono state formulate diverse frasi che si interrogavano sulla desertificazione, la guerra, le malattie.
Chi voleva proponeva dei quesiti e tutti li trascrivevano sui quaderni per rispondervi a casa. Uno
studente, più per scherzo che seriamente, ha pronunciato la frase “Come possiamo cacciare
Salvini?” La professoressa ha sottolineato che non importava trascrivere quella frase, detta per
gioco, ma ormai era già sui quaderni di diversi studenti, che poi a casa in maniera fantasiosa vi
hanno dato risposta. Questi i fatti, confermati da tutti i nostri figli. Parliamo tra di noi e non
riusciamo a capire quale sia la responsabilità della professoressa, dove sia il fatto scandaloso,
perchè un Ministro degli Interni debba scomodarsi per una questione di così scarsa rilevanza.
Ci chiediamo se chi ha dato tanto peso ad una storia fatta di nulla con lo scopo di tutelare i ragazzi
da ingerenze politiche dalla cattedra, si stia ora rendendo conto di avere creato solo disagi e
preoccupazioni, specialmente in un anno delicato e impegnativo che porterà alla licenza media.
Ci chiediamo se ha senso far partecipare i nostri figli a seminari sui rischi di internet, sui pericoli
delle fake news, sulle conseguenze umane e anche penali della diffamazione sui social quando poi
devono assistere alla violenza e alla superficialità (non vogliamo credere al calcolo) con cui una
loro insegnante viene additata senza motivo dai mezzi d’informazione di una colpa non commessa.
E da lì, come ormai è abitudine, ricoperta di insulti. Sperando di ritornare in classe senza aver perso
l’autorità e la stima che si era guadagnata nei due anni precedenti.
Ci chiediamo che insegnamento possano trarre i nostri figli dal gesto di quel genitore che
nascondendosi nell’anonimato del web ha fatto avere ad organi di stampa ed esponenti politici la
pagina di quel quaderno. Non di suo figlio, si badi bene, ma del figlio di un altro…
Ci chiediamo se in nome di un titolo sensazionale o di una propria tesi da dimostrare valeva la pena
creare tanti problemi nella vita non solo professionale di un’insegnante apprezzata dai suoi studenti,
stimata dai genitori, che mai ha fatto entrare la politica nelle sue lezioni: non perchè pensi che la
politica debba in assoluto restare fuori dalle aule, ma perchè consapevole di aver a che fare con
menti troppo giovani e troppo facilmente influenzabili a quell’età.
E allora chiediamo che i riflettori si spengano il prima possibile su questa storia senza senso, e che
possa questa insegnante continuare a fare bene e in tranquillità il suo lavoro come l’ha fatto finora.
Poi sapranno i ragazzi, finiti i proclami e le indagini, trovare anche in questa vicenda degli utili
mattoncini nella scala della loro crescita.

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